da msn.com

di Storia di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Franziska, 46 anni, ha contratto il Coronavirus all’inizio del 2022, ma come per tanti altri, la guarigione è stata seguita da alcuni dei sintomi del long Covid: stanchezza e quella “nebbia mentale” che le rendeva difficile riuscire a concentrarsi sul lavoro e la faceva sentire una madre non abbastanza presente per le sue due figlie. «In questo ultimo anno è diventato difficile fare qualsiasi cosa. Il mio lavoro di segretaria ne risente e spesso mi sono sentita in colpa perché mi sembrava di non riuscire a seguire al meglio le incombenze familiari, che sono tutte sulle mie spalle, essendo una madre single. Tutto improvvisamente è diventato troppo per me». Per questa ragione, Franziska, che è tedesca e vive a Berlino, ha deciso di fare domanda per un “ritiro” di tre settimane per motivi di salute.

In Germania i ritiri sono un diritto

La Germania è forse l’unico Paese al mondo in cui i genitori in difficoltà, quelli cioè con qualche problema di salute, ma soprattutto sopraffatti dalle incombenze familiari, hanno diritto per legge a una «Kur», un ritiro di circa tre settimane, ogni quattro anni, per rimettersi in forma (come viene indicato nella riforma sanitaria del 2000, riaggiornata nel 2015). La Kur viene prescritta da un medico ed è per lo più finanziata dalle assicurazioni. Inclusi nel pacchetto di cura, oltre le terapie, anche pasti, pernottamento e assistenza ai bambini. Ma attenzione: l’elemento fondamentale è che il ritiro non sia fatto solo per curare un problema di salute, ma anche come misura preventiva per evitare che problemi relativamente lievi (di natura psicologica) si trasformino in problemi peggiori. E, infatti, per la legge è come essere in malattia e le aziende non possono negare il ritiro ai dipendenti. Lo stipendio viene pagato interamente per le prime 6 settimane dal datore di lavoro, per il periodo restante, invece, ci pensa la Krankenkassee fino al 90% dello stipendio.

Come si fa domanda

In genere, il primo step, per un genitore che si sente in burnout, è chiedere consulenza a un medico o a una delle tante associazioni dedicate (una fra tutte, la Müttergenesungswerk, fondata nel 1950 da Elly Heuss-Knapp, moglie del primo presidente della Germania federale, Theodor Heuss, per aiutare madri e mogli ad affrontare lo stress post traumatico legato alle guerra). Solo a questo punto, si viene indirizzati verso il tipo di cura e la clinica più idonei (ma le location annoverano anche monasteri, castelli, centri benessere, spa). Dopo aver compilato un questionario che viene inviato alla Krankenkasse, corrispondente d’oltralpe del nostro Servizio Sanitario Nazionale, alla quale ogni tedesco si è rivolto almeno una volta nella vita per stipulare l’assicurazione sanitaria obbligatoria (ma esistono anche quelle private), si attende il nulla osta per prenotare il soggiorno. Dopo che la domanda è stata accettata, si ha tempo 4 mesi per usufruire del servizio, pena il decadimento; se la domanda invece viene rigettata, si ha tempo 4 settimane per fare ricorso. Una volta che si entra nella clinica, si ha diritto di portare con sé anche i figli minori di 12 anni. Il costo del soggiorno e delle terapie è a carico dell’assicurazione, mentre il paziente partecipa alla spesa con soli 10 euro al giorno.

Come funziona la «Kur»

Quando i genitori si presentano in clinica, vengono valutati e ricevono un piano di attività e terapie su misura: esercizi fisici, corsi di terapia di rilassamento muscolare, meditazione, nordic walking, yoga. Si smette di bere alcol e si segue una dieta attenta. I bambini sono seguiti e supportati per eventuali problemi di salute, mentre i pasti e le pulizie sono curati dal personale. Nel pomeriggio, poi, genitori e i bambini trascorrono del tempo insieme. «Io però entrerò in clinica il prossimo novembre da sola», spiega Franziska. «Sarà la mia pausa da tutte le responsabilità. Finalmente, per alcune settimane, non sarò io a dovermi occupare di qualcuno, ma saranno gli altri a occuparsi di me». Può sembrare una vacanza, ma le ricerche dimostrano che i ritiri sono sorprendentemente efficaci nel prevenire problemi di salute mentale. «Si tratta di un lavoro interiore», conclude Franziska», per scoprire e capire nuovi modi per organizzare meglio la vita quotidiana e prevenire ulteriori esaurimenti».

Più di metà della popolazione tedesca ha sperimentato il burnout

Secondo un report della casa farmaceutica Stada, la metà della popolazione tedesca, già prima della pandemia, aveva sperimentato il burnout (esattamente il 49% dei tedeschi; ma in Polonia è il 62% della popolazione, in Serbia il 66% e in Russia addirittura il 72%). Si era cioè sentita sull’orlo del baratro o ne aveva avvertito i primi sintomi. L’ondata di Covid, e le necessarie restrizioni che ne sono conseguite, ha solo aumentato questa percentuale. Così come sono aumentati i genitori che ricorrono alla Kur, schiacciati dalla tensione della vita quotidiana. Come riporta il sito della Bbc, che ha intervistato Yvonne Bovermann, direttrice della Müttergenesungswerk (circa 70 cliniche che offrono ritiri in tutta la Germania), le cliniche stano registrando un aumento di circa il 10% di genitori dopo la pandemia. A farsi ricoverare sono soprattutto le madri single. «La stragrande maggioranza dei nostri ritiri ha uno scopo preventivo», spiega Bovermann. «Ma le cliniche dicono che una gran parte delle donne, circa il 30%, arriva già in uno stato di esaurimento. E a loro si deve offrire un trattamento di cura e non uno di prevenzione».

Cos’è il burnout dei genitori

I problemi più comuni tra i genitori tedeschi sono quelli psicologici, come l’ansia, l’insonnia o i sintomi depressivi, che ora colpiscono oltre il 90% di chi si reca ai ritiri, mentre secondo i calcoli di Bovermann prima della pandemia era l’80%. Ma cos’è esattamente il burnout dei genitori? La scienza lo definisce come uno stato di “esaurimento eccessivo legato al proprio ruolo genitoriale, un allontanamento emotivo dai propri figli e un senso di inefficacia genitoriale”. Oltre a essere angosciante per i genitori, il burnout aumenta il rischio di trascuratezza e violenza nei confronti dei bambini. Ma la disperazione dei genitori può ripercuotersi sui figli anche in altri modi. La depressione di mamma e papà aumenta la probabilità che i figli sviluppino a loro volta una forma di depressione ed è stata collegata anche a problemi comportamentali. In genere, i genitori in burnout corrono maggiori rischi per la salute, con un terzo delle madri single che riferisce sintomi depressivi o di ansia. Sebbene un ritiro di tre settimane non possa risolvere magicamente questi problemi, è scientificamente provato che può avere un forte impatto sui genitori e portare benefici duraturi.

 

Franziska, 46 anni, ha contratto il Coronavirus all’inizio del 2022, ma come per tanti altri, la guarigione è stata seguita da alcuni dei sintomi del long Covid: stanchezza e quella “nebbia mentale” che le rendeva difficile riuscire a concentrarsi sul lavoro e la faceva sentire una madre non abbastanza presente per le sue due figlie. «In questo ultimo anno è diventato difficile fare qualsiasi cosa. Il mio lavoro di segretaria ne risente e spesso mi sono sentita in colpa perché mi sembrava di non riuscire a seguire al meglio le incombenze familiari, che sono tutte sulle mie spalle, essendo una madre single. Tutto improvvisamente è diventato troppo per me». Per questa ragione, Franziska, che è tedesca e vive a Berlino, ha deciso di fare domanda per un “ritiro” di tre settimane per motivi di salute.

In Germania i ritiri sono un diritto

La Germania è forse l’unico Paese al mondo in cui i genitori in difficoltà, quelli cioè con qualche problema di salute, ma soprattutto sopraffatti dalle incombenze familiari, hanno diritto per legge a una «Kur», un ritiro di circa tre settimane, ogni quattro anni, per rimettersi in forma (come viene indicato nella riforma sanitaria del 2000, riaggiornata nel 2015). La Kur viene prescritta da un medico ed è per lo più finanziata dalle assicurazioni. Inclusi nel pacchetto di cura, oltre le terapie, anche pasti, pernottamento e assistenza ai bambini. Ma attenzione: l’elemento fondamentale è che il ritiro non sia fatto solo per curare un problema di salute, ma anche come misura preventiva per evitare che problemi relativamente lievi (di natura psicologica) si trasformino in problemi peggiori. E, infatti, per la legge è come essere in malattia e le aziende non possono negare il ritiro ai dipendenti. Lo stipendio viene pagato interamente per le prime 6 settimane dal datore di lavoro, per il periodo restante, invece, ci pensa la Krankenkassee fino al 90% dello stipendio.

Come si fa domanda

In genere, il primo step, per un genitore che si sente in burnout, è chiedere consulenza a un medico o a una delle tante associazioni dedicate (una fra tutte, la Müttergenesungswerk, fondata nel 1950 da Elly Heuss-Knapp, moglie del primo presidente della Germania federale, Theodor Heuss, per aiutare madri e mogli ad affrontare lo stress post traumatico legato alle guerra). Solo a questo punto, si viene indirizzati verso il tipo di cura e la clinica più idonei (ma le location annoverano anche monasteri, castelli, centri benessere, spa). Dopo aver compilato un questionario che viene inviato alla Krankenkasse, corrispondente d’oltralpe del nostro Servizio Sanitario Nazionale, alla quale ogni tedesco si è rivolto almeno una volta nella vita per stipulare l’assicurazione sanitaria obbligatoria (ma esistono anche quelle private), si attende il nulla osta per prenotare il soggiorno. Dopo che la domanda è stata accettata, si ha tempo 4 mesi per usufruire del servizio, pena il decadimento; se la domanda invece viene rigettata, si ha tempo 4 settimane per fare ricorso. Una volta che si entra nella clinica, si ha diritto di portare con sé anche i figli minori di 12 anni. Il costo del soggiorno e delle terapie è a carico dell’assicurazione, mentre il paziente partecipa alla spesa con soli 10 euro al giorno.

Come funziona la «Kur»

Quando i genitori si presentano in clinica, vengono valutati e ricevono un piano di attività e terapie su misura: esercizi fisici, corsi di terapia di rilassamento muscolare, meditazione, nordic walking, yoga. Si smette di bere alcol e si segue una dieta attenta. I bambini sono seguiti e supportati per eventuali problemi di salute, mentre i pasti e le pulizie sono curati dal personale. Nel pomeriggio, poi, genitori e i bambini trascorrono del tempo insieme. «Io però entrerò in clinica il prossimo novembre da sola», spiega Franziska. «Sarà la mia pausa da tutte le responsabilità. Finalmente, per alcune settimane, non sarò io a dovermi occupare di qualcuno, ma saranno gli altri a occuparsi di me». Può sembrare una vacanza, ma le ricerche dimostrano che i ritiri sono sorprendentemente efficaci nel prevenire problemi di salute mentale. «Si tratta di un lavoro interiore», conclude Franziska», per scoprire e capire nuovi modi per organizzare meglio la vita quotidiana e prevenire ulteriori esaurimenti».

Più di metà della popolazione tedesca ha sperimentato il burnout

Secondo un report della casa farmaceutica Stada, la metà della popolazione tedesca, già prima della pandemia, aveva sperimentato il burnout (esattamente il 49% dei tedeschi; ma in Polonia è il 62% della popolazione, in Serbia il 66% e in Russia addirittura il 72%). Si era cioè sentita sull’orlo del baratro o ne aveva avvertito i primi sintomi. L’ondata di Covid, e le necessarie restrizioni che ne sono conseguite, ha solo aumentato questa percentuale. Così come sono aumentati i genitori che ricorrono alla Kur, schiacciati dalla tensione della vita quotidiana. Come riporta il sito della Bbc, che ha intervistato Yvonne Bovermann, direttrice della Müttergenesungswerk (circa 70 cliniche che offrono ritiri in tutta la Germania), le cliniche stano registrando un aumento di circa il 10% di genitori dopo la pandemia. A farsi ricoverare sono soprattutto le madri single. «La stragrande maggioranza dei nostri ritiri ha uno scopo preventivo», spiega Bovermann. «Ma le cliniche dicono che una gran parte delle donne, circa il 30%, arriva già in uno stato di esaurimento. E a loro si deve offrire un trattamento di cura e non uno di prevenzione».

Cos’è il burnout dei genitori

I problemi più comuni tra i genitori tedeschi sono quelli psicologici, come l’ansia, l’insonnia o i sintomi depressivi, che ora colpiscono oltre il 90% di chi si reca ai ritiri, mentre secondo i calcoli di Bovermann prima della pandemia era l’80%. Ma cos’è esattamente il burnout dei genitori? La scienza lo definisce come uno stato di “esaurimento eccessivo legato al proprio ruolo genitoriale, un allontanamento emotivo dai propri figli e un senso di inefficacia genitoriale”. Oltre a essere angosciante per i genitori, il burnout aumenta il rischio di trascuratezza e violenza nei confronti dei bambini. Ma la disperazione dei genitori può ripercuotersi sui figli anche in altri modi. La depressione di mamma e papà aumenta la probabilità che i figli sviluppino a loro volta una forma di depressione ed è stata collegata anche a problemi comportamentali. In genere, i genitori in burnout corrono maggiori rischi per la salute, con un terzo delle madri single che riferisce sintomi depressivi o di ansia. Sebbene un ritiro di tre settimane non possa risolvere magicamente questi problemi, è scientificamente provato che può avere un forte impatto sui genitori e portare benefici duraturi.