da Repubblica.it

di Corrado Zunino

Il parere che la ministra Lucia Azzolina non voleva, quello del Consiglio superiore dell'istruzione - 36 membri tra cui dirigenti scolastici, docenti, sindacalisti, esperti delle istituzioni pubbliche - chiede all'Istruzione di togliere, per quest'anno, i voti agli alunni delle scuole elementari e di sostituirli con giudizi che meglio possono interpretare quest'anno scolastico a metà. Quindi, raccomanda fortemente esami della Maturità con un protocollo di sicurezza nazionale "stringente, dettagliato e prescrittivo a garanzia della salute di tutto il personale coinvolto", altrimenti meglio affidarsi, come già si fa con l'esame di Terza media, a un colloquio in remoto.

Il parere del Cspi è obbligatorio ma non vincolante. Con un'ordinanza in tempi di Covid la ministra dell'Istruzione lo aveva tagliato per velcizzare i tempi delle decsioni di fine anno, concentrate nelle tre ordinanze (bozze di ordinanze, per ora) firmate la settimana scorsa. Il paere arriva al termine di una videoriunione fiume iniziata ieri alle 10 di mattina, conclusa per l'assemblea dopo dodici ore e portata avanti in seduta ristretta fino a mezzanotte.

Sulla scuola elementare, “tenuto conto che la situazione emergenziale ha particolarmente penalizzato l'apprendimento degli alunni più piccoli, per i quali l'interazione in presenza con i docenti costituisce un elemento determinante nei processi di apprendimento, in misura maggiore rispetto agli altri gradi di scuola”, il Consiglio superiore della Pubblica istruzione ha chiesto che la valutazione finale sia espressa attraverso un giudizio riportato nel documento previsto e non attraverso la votazione espressa in decimi.

Ancora, il Cspi ha espresso perplessità sulla legittimità costituzionale della misura che prevede la sostituzione dell’esame di Stato conclusivo di Terza media con gli scrutini del consiglio di classe. Critici i membri, come già evidenziato da Repubblica, sui tempi concessi tra la discussione online della tesina e, appunto, la valutazione finale: “Suggeriamo tempi più distesi lasciando alle scuole il compito di organizzare il calendario”. La ministra aveva già fatto sapere all’Associazione nazionale presidi che questi tempi larghi saranno concessi.

Il Consiglio si è espresso sulla ripresa scolastica di settembre: “In vista dell’Anno scolastico 2020/’21", si legge, "sarà necessario intervenire tempestivamente con provvedimenti normativi che riducano il numero minimo di alunni di ogni istituzione scolastica dimensionata e il numero minimo di alunni per classe e di conseguenza determinino l’aumento degli organici di tutto il personale della scuola, dirigente, docente, amministrativo”.

Per ora non vi sono date certe sulla ripresa dell’anno a settembre né sui corsi per il recupero delle discipline insufficienti (in un primo tempo si era parlato del 1° settembre). In assenza di un calendario scolastico ancora da varare, “è inopportuno dare indicazioni prescrittive alle scuole sull’avvio delle attività didattiche e sulle modalità di recupero degli apprendimenti. Tale previsione", chiude il Cspi, "è lesiva dell’autonomia delle scuole e delle prerogative del collegio docenti”.

L’auspicio finale del Consiglio superiore d’istruzione, che ricorda di aver prodotto questi pareri in una settimana invece dei 45 giorni precedentemente previsti, è che il ministero “sappia cogliere e apprezzare i suggerimenti proposti nella sua funzione di massimo organismo istituzionale e di rappresentanza della comunità scolastica”.