da Upday.com

di Gaia Bonomelli

Pedofilia, pornografia, maltrattamenti. Non è il dark web, ma ciò a cui si rischia di esporre i bambini dando loro in mano uno smartphone. Abbiamo parlato con Massimiliano Frassi, presidente di Prometeo, dei rischi a cui i minori vanno incontro in rete e di come spesso sono gli stessi genitori a mettere i figli in pericolo.

Sono nati dopo Facebook, Instagram, YouTube e Twitter e non conoscono un mondo senza Internet e social media. Sono i bambini della generazione Alpha (cioè nati dal 2010 in poi, ndr), quella che si approccia prima a un cellulare che a una penna e la cui quotidianità viene spesso condivisa dai genitori con il mondo intero.

Se da piccoli i nostri genitori ci insegnavano a non accettare caramelle dagli sconosciuti, cosa insegnano i genitori della generazione Alpha ai propri figli per evitare i pericoli nel web? Ne abbiamo parlato con Massimiliano Frassi, presidente dell'associazione Prometeo che, da oltre venti anni, lotta contro la pedofilia.

I rischi nella rete

Secondo un'indagine condotta da Educazione digitale per conto di Kaspersky, su un campione di 1.833 bambini italiani tra i 5 e i 10 anni, quasi 4 su 10 hanno ricevuto messaggi da sconosciuti e proposte di giochi e sfide pericolose online. Sempre quattro bambini su 10 fornirebbero informazioni private e sensibili ad 'amici' virtuali conosciuti online.

"I bimbi non hanno la percezione del pericolo della rete e credono che dietro a una foto profilo di un coetaneo ci sia davvero quel bambino. Per loro non esiste che qualcuno possa fingersi ciò che non è - spiega Massimiliano Frassi - Negli gli ultimi anni, complice il lockdown, gli adescamenti in rete sono aumentati del 300%. Se i bambini si spostano sul web, anche il mondo dei cacciatori dell'infanzia si sposta con loro".

Quello dell'adescamento è solo uno dei tanti pericoli a cui vanno incontro i bambini che navigano in Internet: "La rete ha per lo più contenuti a livello pornografico. I bambini piccoli hanno accesso con una facilità enorme a questo materiale che, per il loro sviluppo, è disturbante e pericoloso. Lo stesso si può dire di quei contenuti legati a scene di violenza senza filtri: maltrattamenti di animali e uccisioni di persone, ad esempio.

Esistono poi molti gruppi su WhatsApp, creati dagli stessi giovanissimi, che sono estremamente pericolosi: "Sono per lo più ragazzine che creano dei pericolosi messaggi legati alla salute. Messaggi dove l’anoressia non viene vista come una malattia da dover curare, ma uno stile di vita da seguire. Questo spinge purtroppo tantissime ragazze e tantissimi ragazzi verso un problema sanitario estremamente serio".

Pedofilia, pornografia, maltrattamenti. Non è il dark web, ma ciò a cui si rischia di esporre i bambini dando loro in mano uno smartphone. Abbiamo parlato con Massimiliano Frassi, presidente di Prometeo, dei rischi a cui i minori vanno incontro in rete e di come spesso sono gli stessi genitori a mettere i figli in pericolo.

Sono nati dopo Facebook, Instagram, YouTube e Twitter e non conoscono un mondo senza Internet e social media. Sono i bambini della generazione Alpha (cioè nati dal 2010 in poi, ndr), quella che si approccia prima a un cellulare che a una penna e la cui quotidianità viene spesso condivisa dai genitori con il mondo intero.

Se da piccoli i nostri genitori ci insegnavano a non accettare caramelle dagli sconosciuti, cosa insegnano i genitori della generazione Alpha ai propri figli per evitare i pericoli nel web? Ne abbiamo parlato con Massimiliano Frassi, presidente dell'associazione Prometeo che, da oltre venti anni, lotta contro la pedofilia.

I rischi nella rete

Secondo un'indagine condotta da Educazione digitale per conto di Kaspersky, su un campione di 1.833 bambini italiani tra i 5 e i 10 anni, quasi 4 su 10 hanno ricevuto messaggi da sconosciuti e proposte di giochi e sfide pericolose online. Sempre quattro bambini su 10 fornirebbero informazioni private e sensibili ad 'amici' virtuali conosciuti online.

"I bimbi non hanno la percezione del pericolo della rete e credono che dietro a una foto profilo di un coetaneo ci sia davvero quel bambino. Per loro non esiste che qualcuno possa fingersi ciò che non è - spiega Massimiliano Frassi - Negli gli ultimi anni, complice il lockdown, gli adescamenti in rete sono aumentati del 300%. Se i bambini si spostano sul web, anche il mondo dei cacciatori dell'infanzia si sposta con loro".

Quello dell'adescamento è solo uno dei tanti pericoli a cui vanno incontro i bambini che navigano in Internet: "La rete ha per lo più contenuti a livello pornografico. I bambini piccoli hanno accesso con una facilità enorme a questo materiale che, per il loro sviluppo, è disturbante e pericoloso. Lo stesso si può dire di quei contenuti legati a scene di violenza senza filtri: maltrattamenti di animali e uccisioni di persone, ad esempio.

Esistono poi molti gruppi su WhatsApp, creati dagli stessi giovanissimi, che sono estremamente pericolosi: "Sono per lo più ragazzine che creano dei pericolosi messaggi legati alla salute. Messaggi dove l’anoressia non viene vista come una malattia da dover curare, ma uno stile di vita da seguire. Questo spinge purtroppo tantissime ragazze e tantissimi ragazzi verso un problema sanitario estremamente serio".

Perché si sottovalutano i pericoli sul web

"Spesso i genitori non danno il giusto peso ai pericoli nel web - afferma Frassi - La possibilità di un adescamento è ancora oggi molto sottovalutata perché si pensa avvenga in chissà quale fantomatica maniera. Invece è potenzialmente a rischio qualsiasi bimbo che entra o in una piattaforma di gioco online o anche sui social, e che si mette a comunicare con quello che crede sia un altro bambino".

Non cambia nulla, secondo Frassi, tra lo sconosciuto che offre la caramella a nostro figlio e quello che gli pone domande sui social: "Oggi più che mai che il mondo virtuale è fuso con quello reale. Impariamo a far sì che le regole che abbiamo nel mondo di tutti i giorni siano le stesse che applichiamo al mondo dei social quando ci entriamo. Si pensa troppo spesso che se è virtuale il problema non ci sia, non ci tocchi; invece c'è ed è pericoloso".

I consigli per i genitori

"Controllare il telefono dei propri figli è essenziale. Oggi più che mai, andando nelle scuole, troviamo bimbi che in prima elementare hanno smartphone di ultimissima generazione e che quindi sono molto più esposti ai pericoli su Internet", insiste Frassi

Se i bambini hanno imparato a cancellare la cronologia di quanto cercano o hanno delle password che i genitori non conoscono, "ci sono applicazioni che in tempo reale ci permettono di vedere cosa guardano i nostri figli. Ci sono anche applicazioni che permettono di filtrare e bloccare alcuni contenuti".

Cosa fare se il bambino si sente tradito da un possibile controllo dell'adulto? "Deve essere chiaro fin da subito che il genitore dà il cellulare con la possibilità che possa controllare il figlio. Quando si parla di bambini, specie molto piccoli, non c'è privacy che tenga. Ci vuole l'intelligenza di capire che stiamo facendo tutto questo per proteggerli. Secondo me, comunque, questo compromesso deve avvenire solo nell'ottica in cui un genitore non sappia dire no al figlio che chiede un cellulare". A tal proposito, sarebbe meglio dare il telefono ai nostri bambini "non prima della terza media e, anche in questo caso, con le giuste precauzioni".

I pedofili prendono le foto dei bambini dai nostri social

A volte tuttavia, senza esserne consapevole, è il genitore a mettere in pericolo il figlio. Non postare fotografie dei propri bambini è ormai l'eccezione. Ma il fatto che siano degli adulti a farlo lo rende sicuro? E soprattutto, è necessario?

"Il buon senso deve spingere tutti a non pubblicare foto dei propri figli perché non sappiamo che fine faranno quelle immagini. Già diversi anni fa, quando facevo perizie per conto della procura, su dieci computer sequestrati a pedofili, tutti quanti contenevano, oltre a immagini estreme di abusi, anche immagini normali che queste persone prendevano dai nostri profili social. L'idea che l'immagine di mio figlio serva a qualcuno per fantasticarci sopra dovrebbe essere disturbante per tutti".

Un'altra tendenza presente sui social è quella di postare la fotografia dei bambini coprendone il volto o le parti intime con adesivi, specie se sono parzialmente o totalmente nudi in spiaggia o durante momenti ludici, come il bagnetto. Si tratta di una sorta di compromesso tra il voler tutelare il minore e il volerlo mostrare. "Che bisogno c'è di dover esporre la nostra vita sempre e continuamente?" - si domanda Frassi - Se voglio far vedere mio figlio ai parenti che magari vivono lontani, mi basta caricare le foto su una chiavetta e dargliela o, meglio ancora, stampare le foto e spedirgliele".

Prometeo, l'associazione di cui Frassi è presidente, organizza corsi specifici per genitori e bambini anche su questo tema. "Le modalità e i linguaggi sono diversi. Quello che diciamo ai bambini è: non siamo qui a dirvi di non usare le nuove tecnologie, ma siamo qui a dirvi che è doveroso che vi informiate sui pericoli e capiate quali sono, agendo di conseguenza", conclude.