da Repubblica.it

di Alndrea Frollà

The European House-Ambrosetti con Philip Morris Italia ha elaborato uno studio che evidenzia i numeri del ritardo digitale di cui soffre il Paese e sollecita il rafforzamento dell'istruzione tecnico-scientifica

Ridare centralità all’istruzione tecnico-scientifica, dall’orientamento obbligatorio all’aggiornamento dei programmi. Incentivare la formazione continua a suon di titoli ad hoc, valorizzazione delle best practice e collaborazione pubblico-privato. E definire obiettivi quantitativi concreti sulla formazione 4.0, con un’attenzione particolare per gli istituti tecnici superiori, le facoltà di ingegneria e i divari territoriali.

I tre pilastri del New Deal delle competenze dell’industria e dell’agricoltura, promosso in occasione del Forum di The European House – Ambrosetti di Cernobbio, sono le specchio dei ritardi che attanagliano lo sviluppo digitale del nostro Paese e al tempo stesso delle grandi opportunità di sviluppo ancora da cogliere. A giustificare il richiamo allo storico piano di riforme lanciato dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt negli anni ‘30 sono i numeri dello studio intitolato non a caso “Verso un New Deal delle Competenze in ambito agricolo e industriale”, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Philip Morris Italia. Un rapporto che ci ricorda ancora una volta gli effetti collaterali dell’assenza di competenze strategiche per l’industria 4.0, soprattutto sul lungo periodo e specialmente in termini di competitività.

La ricerca si è posta l’obiettivo di definire gli ingredienti essenziali per un effettivo rilancio delle competenze 4.0 nel nostro Paese, che sconta oggi un forte ritardo sulla formazione digitale, in ingresso e permanente. Gli analisti hanno passato ai raggi X i principali trend della digitalizzazione in due settori strategici del Sistema Italia, la manifattura e l’agricoltura, per individuare le competenze effettivamente richieste dal mercato. La buona notizia di partenza è che già oggi il 97% delle aziende manifatturiere e il 98% di quelle agricole coinvolte ha implementato progetti di digitalizzazione dei processi produttivi. Tuttavia, appena si entra nel campo delle competenze 4.0 emergono le prime differenze e i primi divari. Ad esempio, secondo una ricerca ad hoc condotta da The European House – Ambrosetti, le aziende agricole risultano più soddisfatte del contributo del sistema scolastico rispetto a quelle manifatturiere: il 54% delle aziende agricole è soddisfatto delle competenze dei laureati e il 48% di quelle dei diplomati, mentre in ambito manifatturiero gli stessi indici si fermano rispettivamente al 40% e al 26%. "Le sfide non riguardano solo la singola azienda ma, sempre più, richiedono approcci ecosistemici e integrati per trasformare le sfide in opportunità – commenta Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House – Ambrosetti - La carenza di competenze è il principale fattore ostativo allo sviluppo di progetti di manifattura intelligente e di agricoltura smart".

Sotto quest’ultimo punto di vista, l’Italia risulta in pesante ritardo e purtroppo non è una novità. Particolarmente spietato è il confronto con gli altri Paesi europei: il nostro Paese si piazza infatti al 24esimo posto su 27 nell’indice Digital economy and society index (Desi) della Commissione Europea, con una performance particolarmente deludente proprio sul fronte del capitale umano. Il ritardo digitale del Paese si spiega proprio con il fronte delle competenze, che vede l’Italia in terzultima posizione in Europa, con appena il 46% della popolazione adulta coperta da competenze digitali di base. Il ritardo è tra l’altro confermato e amplificato da una serie di altri indicatori chiave, tra cui il numero di laureati in corsi di laurea Ict e nelle cosiddette discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), a cui si accompagna anche un importante divario di genere (solo il 17% dei professionisti Ict è donna).

L’Italia, rilevano gli analisti di The European House – Ambrosetti, registra inoltre un gap significativo con i partner internazionali rispetto alla formazione tecnica post-scuola e a quella continua. Si pensi solamente al fatto che il numero di iscritti al sistema italiano degli Its (recentemente ribattezzati Its Academy) dovrebbe crescere di 40 volte per essere al passo con quello tedesco. Come se non bastasse, l’Italia risulta particolarmente debole rispetto alla formazione continua, che rappresenta un elemento chiave per mantenere alta la competitività in un contesto di rapido cambiamento tecnologico e industriale. 

Scendendo ancor più in profondità, si scopre che oggi in tema di agricoltura intelligente risultano prioritarie le competenze sulla sostenibilità, sul digitale, sulla comunicazione e naturalmente le competenze tecniche avanzate. Per la manifattura risultano invece fondamentali le competenze più tecnologiche: si va dalle competenze di intelligenza artificiale, machine learning, data science e project management alle competenze soft, come la multidisciplinarità e l’imprenditorialità. Competenze, competenze e ancora competenze, da valorizzare puntando sui tre pilastri citati in apertura: l’istruzione tecnico-scientifica, la formazione continua e la definizione di obiettivi quantitativi, realmente misurabili.

Tra le proposte suggerite figurano l’investimento sull’orientamento obbligatorio a partire dal terzo anno di liceo per avvicinare il mondo Stem ai primi livelli di scolarizzazione, la ridefinizione dei percorsi e dei programmi in un’ottica di maggior allineamento con le esigenze delle imprese, e ancora toccare quota 200 mila iscritti agli Its per colmare il divario con la Germania. "Il capitale umano è oggi l’elemento chiave della competitività delle imprese e della crescita dell’economia – sottolinea il portavoce dell’iniziativa Claudio De Vincenti, presidente di Aeroporti di Roma - Questo è il fattore decisivo, sia in termini di capacità dei singoli che di organizzazione del lavoro, sia a livello di impresa che di sistema economico e sociale, per tradurre gli stessi investimenti sul capitale fisico in innovazione e sviluppo reali. Sistema di istruzione, formazione continua e interazione pubblico-privato non sono solo socialmente meritori, ma sono condizioni essenziali per la crescita".

Prove di rilancio

 Oltre 48 milioni di euro per l’anno formativo 2022/2023 e uno stanziamento complessivo di 1,5 miliardi di euro dal 2022 al 2026, per aumentare il numero degli iscritti e potenziare le strutture formative. La riforma degli istituti tecnici superiori, che si appresta a entrare nel pieno dell’operatività dopo l’approvazione definitiva del Parlamento dello scorso luglio, punta a rilanciare un fronte della formazione ampiamente sottovalutato nel corso degli anni. Gli Its (da non confondere con gli Itis, gli istituti tecnici industriali statali), o meglio le nuove Its Academy, avranno tra i loro compiti il potenziamento e l’ampliamento della formazione professionalizzante dei tecnici con competenze specialistiche.

Tra le novità previste dalla riforma spiccano l'introduzione di un sistema di accreditamento iniziale e periodico quale condizione per l'accesso al finanziamento pubblico, la revisione delle aree tecnologiche di riferimento, la ridefinizione della governance degli istituti, la definizione dei requisiti dei docenti e il rafforzamento della spendibilità del titolo di studio. Ciascun istituto dovrà essere caratterizzato dal riferimento a una specifica area tecnologica.