da Orizzontescuola.it

di fabrizio De Angelis

La popolazione scolastica calerà da oltre 8 milioni a meno di 7 milioni in 10 anni. Questo calo, insieme ai limiti imposti dall’UE con il Pnrr, sarebbe la ragione per cui la Legge di Bilancio ha previsto una normativa sul dimensionamento scolastico, che comporta un taglio di sedi e personale.

Questi tagli avranno effetto principalmente dal 2024/2025 ma si faranno sentire già a partire dal prossimo anno scolastico. La maggior parte delle fusioni (70%) si concentrerà nel Mezzogiorno, in particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna .

La Campania sarebbe tra le regioni più colpite (146) seguita da Sicilia (109), Calabria (79), Puglia (66), Sardegna (45) e Lazio (37). La tabella è sul tavolo della Conferenza delle Regioni per trovare un accordo entro maggio, altrimenti il ministero dell’Istruzione deciderà entro giugno

Abbiamo deciso di impugnare la decisione del governo sul dimensionamento della scuola davanti alla Corte Costituzionale“, annuncia il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca al termine dell’intervento con cui ha chiuso i lavori dell’assemblea pubblica sulla scuola convocata a Napoli.

Siamo i primi a farlo – ha sottolineato il governatore campano – speriamo che altre regioni del Mezzogiorno ci seguano“.

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Il ministero dell’Istruzione ha spiegato che l’intervento normativo di riforma del sistema di dimensionamento della rete scolastica nazionale proviene da un’indicazione europea nel quadro delle misure del PNRR, che mira ad adeguare la rete scolastica all’andamento demografico degli studenti.

Per Valditara, la riforma ha l’obiettivo di armonizzare la distribuzione delle istituzioni scolastiche a livello regionale con l’evoluzione della natalità nell’arco di dieci anni e di superare il modello attuale. La proposta del ministero tiene conto della riduzione degli studenti e applica anche correttivi per alcune criticità territoriali.

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La norma è stata descritta come assurda perché mira a fare cassa sulla scuola privandone intere regioni, sia al Sud che nelle aree montane e periferiche del Centro-Nord. De Luca ha annunciato il ricorso alla Consulta, che è stata considerata una buona notizia, e si auspica che altri presidenti di regione, non solo del Sud, seguano questa strada per proteggere i propri territori e i propri cittadini.

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Proprio la Campania, come riportato in precedenza, è al primo posto per le fusioni di istituti: 146 in totale. La stima dei tagli dei collaboratori ATA è di 500 unità, oltre alla cancellazione di 292 dirigenti. La tabella proposta per le fusioni di istituti è sul tavolo della Conferenza delle Regioni per trovare un’intesa entro maggio 2023, altrimenti il ministero dell’Istruzione deciderà entro giugno.

Gli accorpamenti di istituti sono concentrati nel Mezzogiorno (70% del totale) a causa del calo demografico e di una situazione preesistente più frammentata. Gli accorpamenti riducono non solo i dirigenti, ma anche i collaboratori scolastici. Le tabelle ministeriali per l’organico riducono il personale necessario all’aumentare della dimensione dell’istituto.

Ad esempio, la fusione di un istituto scolastico di 400 studenti e un plesso secondario con un istituto più grande di 800 studenti con due succursali, ridurrà i collaboratori scolastici anche se l’esigenza di pulizia e sorveglianza scuola non cambia.

Prima della fusione, la scuola più piccola aveva 7 collaboratori scolastici, la scuola di 800 studenti 12. Dopo la fusione, l’istituto con 1200 studenti avrà 14 collaboratori scolastici invece dei 19 iniziali.

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