da Repubblica.it

«Sarà il Far West dei voti», ha ammonito il capo della commissione scuola del Parlamento di Westminster: perché il governo britannico, in assenza di esami di maturità – cancellati per il secondo anno consecutivo causa Covid – ha deciso di affidare agli insegnanti il compito di valutare gli allievi. Potrebbe apparire come una decisione sensata, soprattutto alla luce del fiasco dell’anno scorso: quando il governo era stato costretto alla marcia indietro dopo aver affidato i voti di maturità a un algoritmo, col risultato di penalizzare le scuole e gli allievi più svantaggiati.

Ma in realtà l’idea di basarsi solo sulla valutazione dei docenti è altrettanto problematica, soprattutto alla luce delle caratteristiche del sistema britannico: e sta infatti sollevando parecchie polemiche.

Il far west

In Gran Bretagna il voto di maturità non è un inutile orpello da appuntarsi sul bavero: è ciò che decide l’intera esistenza futura di una persona. Perché da quel voto dipende a quale università si potrà accedere, dato che gli atenei selezionano gli allievi sulla base del merito: e solo se si entra in una università di eccellenza – tranne rare eccezioni - si può aspirare a una carriera di altrettanto prestigio e remunerazione. Di più: le aziende, quando devono assumere, valutano i candidati anche sulla base del voto di maturità (spesso con soglie minime di accesso). E’ per questo che la maturità è standardizzata a livello nazionale, con una commissione centrale di valutazione che mette tutti sullo stesso piano: mentre invece affidarsi ai docenti delle singole scuole espone a una estrema variabilità di criteri da istituto a istituto. Il Far West paventato all’inizio, per l’appunto.

 I voti gonfiati

Inoltre è noto che i voti assegnati dai professori sono inflazionati: anche quest’anno ci si aspetta, come accaduto l’anno scorso, che siano «gonfiati» del 10-15 per cento rispetto alla norma. Il che pone una serie di problemi alle università: molte più persone riusciranno a qualificarsi per gli atenei d’élite, che quindi dovranno attrezzarsi per far posto a un numero di studenti maggiore del solito; mentre le università di fascia bassa dovranno provvedere ad allievi che in altre circostanze non si sarebbero neppure qualificate per l’istruzione superiore. Infine c’è la distorsione del mercato del lavoro: la classe del 2021, grazie ai voti inflazionati, avrà un vantaggio competitivo su chi verrà l’anno prossimo, quando si presume si tornerà alla valutazione nazionale. Insomma, in un sistema altamente competitivo e selettivo come quello britannico fare a meno degli esami e affidarsi alla discrezionalità dei docenti è una toppa peggiore del buco.