da Money.it

di Simone Micocci

Dal 1° febbraio 2023 i dipendenti pubblici cessati dal servizio che ancora devono ricevere il relativo trattamento di fine servizio (Tfs), o rapporto (Tfr), potranno fare richiesta affinché sia l’Inps ad anticiparne l’intero importo.

Un po’ come succede oggi con alcune banche, con la differenza però che i costi previsti dall’Inps sono molto più bassi in quanto si può contare su un tasso d’interesse agevolato.

A darne la conferma è stato l’Istituto con la delibera n. 219 approvata dal Consiglio in data 9 novembre 2022, con la quale - dopo anni di pressioni da parte degli interessati - l’Inps si è finalmente attivato in merito all’anticipo della buonuscita.

 D’altronde, ricordiamo che a differenza dei dipendenti del settore privato gli statali ricevono Tfs e Tfr con molto ritardo: solitamente tra i 12 e i 15 mesi, che possono però salire a 24 mesi nel caso dei pensionamenti anticipati. E non è tutto, perché il primo pagamento è di soli 50.000 euro, mentre le quote eccedenti vengono pagate in successive tranche.

Dal 1° febbraio 2023 i dipendenti pubblici cessati dal servizio che ancora devono ricevere il relativo trattamento di fine servizio (Tfs), o rapporto (Tfr), potranno fare richiesta affinché sia l’Inps ad anticiparne l’intero importo.

Un po’ come succede oggi con alcune banche, con la differenza però che i costi previsti dall’Inps sono molto più bassi in quanto si può contare su un tasso d’interesse agevolato.

A darne la conferma è stato l’Istituto con la delibera n. 219 approvata dal Consiglio in data 9 novembre 2022, con la quale - dopo anni di pressioni da parte degli interessati - l’Inps si è finalmente attivato in merito all’anticipo della buonuscita.

D’altronde, ricordiamo che a differenza dei dipendenti del settore privato gli statali ricevono Tfs e Tfr con molto ritardo: solitamente tra i 12 e i 15 mesi, che possono però salire a 24 mesi nel caso dei pensionamenti anticipati. E non è tutto, perché il primo pagamento è di soli 50.000 euro, mentre le quote eccedenti vengono pagate in successive tranche.

Il risparmio è considerevole. Pensiamo ad esempio a un dipendente pubblico che attende un Tfs di 45.000 euro tra 15 mesi. Richiedendone l’anticipo alla banca e considerando un tasso agevolato del 3,02%, questo subirebbe una trattenuta pari a:

(45.000 * 3,02%) * 17/12

Con un risultato quindi di 1.925 euro (all’incirca) trattenuti dalla banca, con un incasso finale di 43.075 euro.

Meglio andrebbe con la richiesta all’Inps, in quanto bisogna considerare i seguenti costi:

  • interessi, che calcolati con la seguente formula (45.000 * 1%) * 17/12 danno come risultato 637,50 euro;
  • spese fisse, ossia lo 0,5% di 45.000 euro pari a 225 euro.

In totale, l’Inps trattiene 862,50 euro, mentre il pensionato incassa 44.137,50 euro del proprio Tfs, poco più di 1.060 euro rispetto a quanto avrebbe ricevuto in caso di richiesta di anticipo presentata alla banca.

Va detto comunque che si tratta di calcoli indicativi, anche perché potrebbero esserci banche convenzionate che prevedono tassi d’interesse inferiori.

Chi può richiedere l’anticipo del Tfs e Tfr all’Inps

Va detto però che tale opportunità non vale per tutti. Nessuna distinzione viene effettuata in base all’opzione che ha portato al pensionamento, visto che possono fare richiesta di anticipo Tfs e Tfr all’Inps anche coloro che accedono alla pensione in anticipo, compreso chi ha aderito a Quota 100 e 102.

Tuttavia, requisito essenziale è quello per cui il dipendente pubblico deve aver aderito al Fondo credito Inps. La richiesta deve essere effettuata nella domanda di pagamento della pensione, quindi prima della cessazione, oppure telematicamente entro il 31 agosto dell’anno di cessazione del servizio.