Noura oggi ha 19 anni e giovedì scorso un tribunale di Omdurman, città gemella della capitale Khartoum sull’altra sponda del Nilo, l’ha condannata a morte per aver ucciso il suo stupratore. Lanciata una campagna internazionale per salvarla.

 Mobilitazione internazionale per salvare Noura Hussein, la 19enne sudanese condannata a morte giovedì per aver ucciso il marito impostole dalla famiglia mentre tentava di stuprarla. «Noura Hussein aveva 13 anni quando i genitori la diedero in moglie a un cugino di secondo grado con il doppio dei suoi anni. Lei si è opposta con tutte le sue forze ma non è bastato. Quando per sottrarsi all’ennesimo stupro si è difesa con un coltello uccidendo il suo carnefice è stata consegnata alla polizia dalla sua famiglia e sarà condannata a morte», spiega Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur. Il caso di Noura Hussein, che ora rischia l’impiccagione, ha acceso i riflettori sulle violenze nei confronti delle spose-bambine in Sudan. In sua difesa si sono mosse diverse organizzazioni, tra cui Amnesty International ed Equality Now, che ne chiedono la liberazione. Su change.org è stata lanciata anche una petizione che ha già raccolto quasi 100 mila firme. Gli avvocati della giovane hanno due settimane di tempo per fare ricorso contro la condanna a morte, ma la famiglia del marito ha già fatto sapere che non accetterà un indennizzo in cambio della commutazione della pena.

La condanna

«È stato un momento sconvolgente quando il giudice mi ha condannata per omicidio, sapevo che sarei stata giustiziata e che i miei sogni sarebbero rimasti incompiuti», ha raccontato Noura, ora rinchiusa nel carcere di Omdurman, ai suoi sostenitori, secondo quanto riporta il Guardian. La giovane era andata a vivere con il marito da sei giorni quando questi la violentò con l’aiuto di un fratello, di un altro parente e di un testimone, che la tenne ferma. Noura voleva fare la maestra ma a 13 anni i suoi genitori l’hanno costretta al matrimonio. Per mettersi in salvo si era rifugiata a casa di una zia. Tre anni dopo, i genitori l’hanno riportata indietro con l’inganno e l’hanno di nuovo consegnata al marito padrone. Dopo sei giorni di violenze e abusi lei, per non subire altro, lo ha accoltellato a morte ed è fuggita dai suoi genitori che l’hanno poi consegnata alla polizia, rinnegandola e rifiutandosi di prendere le sue difese. Alla lettura della sentenza anche il giudice - racconta un testimone su Twitter - aveva chiesto la famiglia dell’uomo di perdonare Noura, ma i parenti hanno rifiutato e hanno preteso che la condanna venga eseguita. «Gli avvocati di Noura, Adil Mohamed Al-Imam e Mohaned Mustafa Alnour, con il quale abbiamo già collaborato per il caso di Meriam Ibrahim, la donna incinta all’ottavo mese salvata dalla condanna a morte per apostasia, hanno già presentato un ricorso - sottolinea Napoli, che è in diretto contatto con i legali - ma se non venisse accolto Noura finirà sul patibolo per essere impiccata»